La neve cade leggera ma colpisce duro, specie dove non cade di solito. Nei paesi dal clima temperato bastano a volte pochi centimetri per generare il caos più totale, con auto bloccate ai lati della strada, ingorghi inimmaginabili e trasporto pubblico totalmente fermo. In questi casi, l’unica speranza dei pendolari diventa spesso la ferrovia: il treno è un mezzo che, stazioni a parte, non si ferma MAI. Come nel caso di questa locomotiva Kiwirail, che a giugno di quest’anno (siamo in Nuova Zelanda) si è avventurata nei dintorni di Christchurch dopo una delle sporadiche nevicate di quei luoghi. Il suo passaggio, ad opera di un abile macchinista, ha lo scopo di liberare le rotaie e genera l’effetto di uno spettacolare vortice bianco, utile quanto bello da vedere.
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Il cane-bantha del pianeta desertico di Star Wars
Fermatevi tutti e guardate questo cane. Guardatelo bene. Non è un semplice carlino; qui non siamo di fronte all’ennesimo animale vestito a festa per una mostra-concorso; non è una mera creatura terrestre con indosso il manto peloso di un bantha, la bestia da soma del pianeta desertico dove nacque Luke Skywalker. Su questo cane-carlino-bantha di Tatooine c’è un piccolo sabipode che ondeggia tra le dune mentre brandisce, non senza incontrare qualche difficoltà, il temibile bastone gaderffii, l’arma culturale delle sue genti. Nell’allestimento di una simile scena quasi si riescono ad intravedere i presupposti di regia e creatività che erano un tempo la vera raison d’être del capolavoro di Lucas, il sempre discusso e mai superato Star Wars. Riuscirà la Disney a ricreare tanta meraviglia? Il nome di questa armoniosa ed elegante creatura è Chubbs, ha la sua pagina su Facebook e già una carriera alle spalle: difficile dimenticare la sua straordinaria interpretazione del cornuto Wampa, l’implacabile predatore originario del pianeta ghiacciato Hoth.
I cieli della Svizzera in un affascinante video timelapse
Questa serie di riprese accelerate di Alessandro Della Bella, intitolate Helvetia’s Dream, mostrano i paesaggi ed i cieli delle Alpi come fossero fantastiche cartoline animate, scenografie da sogno sospese tra luci artificiali e l’universo. Un viaggio quasi surreale nell’eterea bellezza del tetto d’Europa, che passando da Arosa al comune di Zermatt con panorami fatti di nubi avvolgenti e valli innevate sceglie a ragione di soffermarsi su montagne famose come il Cervino e l’Eiger, per meglio osservare cieli notturni illuminati da milioni di stelle e tagliati occasionalmente dalle scie luminose degli aerei. Al secondo 0:46 sarà possibile osservare sopra il monte Tijerflue la coda di gas ionizzato prodotta da una meteora, resa simile ad uno sbuffo di fumo cosmico dall’effetto di slow-motion applicato in occasione del suo passaggio.
Bestie infuocate su tele di cenere tenebrosa
Fulvio di Piazza dipinge quadri ad olio post-apocalittici di pietra lavica, fuoco vermiglio e nubi venefiche di polvere cinèrea. I suoi paesaggi viventi sono figure animali ed umane dalle forme contorte, bitorzolute, spropositate; la poca terra calpestabile ancora inanimata di questi mondi distopici spunta con fatica in mezzo al caos generato da terremoti geo-distruttivi, fenomeni metereologici immani o terribili guerre mondiali… Visioni praticamente indescrivibili, ma rappresentate con una cura estrema dei dettagli, quasi ermetica nei suoi significati quanto nelle forme labirintiche che va a delineare, stranamente coinvolgenti ed affascinanti nella loro spaventosità. L’ispirazione per tali figure infernali va ricercata nel fascino dell’autore per un trattato di economia del 1980, Entropy di Jeremy Rifkin, che tentava di stabilire una relazione tra il declino inevitabile dei processi termodinamici e la società umana. Ecco dunque che il sangue diventa inarrestabile roccia liquida, la pelle duro basalto e gli occhi – organi di acquisizione della conoscenza – pericolose braci incandescenti. Ma tutto è doverosamente rovinato ed irrecuperabile, come ci viene imposto da questo universo di leggi fisiche tristemente degenerative a cui niente e nessuno può sottrarsi, neanche la mente razionale dell’uomo.