Il giovane protagonista di questo video giapponese aveva un’aspirazione assai condivisibile: faticare poco per l’igiene orale. Ci sono in effetti delle volte in cui quel movimento ripetuto, del far muovere lo spazzolino avanti e indietro, su e giù, destra e… mette alla prova le già stanche membra di chi ha poco tempo libero a disposizione. Cos’è, in fondo, il divertimento? Qualcosa di superfluo, che le persone impiegano per far passare le ore prive di significato? O piuttosto il nettare che ci colora la giornata, irrinunciabile all’incirca quanto l’ora di merenda? Ecco che, per l’appunto tokioFN [sic] questo il suo nome di battaglia, aveva uno di quegli hobby che ti offrono una sorta di glass ceiling, ovvero il “soffitto di vetro” della teoria professionale anglofona e statunitense. Sarebbe a dire che, per quanto ci dai dentro e ti applichi nel campo specifico della questione, inevitabilmente scorgerai la condizione più totalizzante, maggiormente impegnativa. Così è la vita, per chi è dedito allo scopo. Così è pur,e per chi la propria realizzazione sa trovarla insieme alle pistole ad aria compressa, nelle carabine e in tutto il resto.
Spari due colpi tanto per provare, presto ti ritrovi appassionato, quanto lui. Naturalmente, stiamo ipotizzando. Però come spiegare, altrimenti, una tale scena! Quest’uomo, un eroe della serendipità digitale, non si limita a riempirsi casa con i modellini delle armi più diffuse nei comuni videogames. Superata l’ora di cena, se le porta in bagno e le usa finalmente in modo utile, facendone un tutt’uno con lo spazzolino e il caro scotch. C’è un certo senso di giustizia universale, in una tale surreale attività. Pensate alla costante guerra combattuta dagli umani contro l’entropia. Qualunque essere biologico, alla sua nascita, dispone di una certa quantità di anni, per lasciare ai posteri la traccia della sua trascorsa materializzazione (molto spesso basta riprodursi, dando adito a una sorta di metempsicosi). Tale tempo limite, a quanto ne sappiamo, non può essere quantificato, tranne a posteriori. Perché ci sono guerre, incidenti, malattie. Sappiamo questo, solamente: i denti sono 32, non contando quelli destinati alla maliarda del cuscino. E non avremo altri, se non tramite l’apposizione di posticce installazioni mascellari, quasi mai paragonabili agli originali. Questi bianchi pezzettini, dallo smalto destinato a consumarsi, sono il timer del giudizio, la sostanza della vulnerabile sopravvivenza. Occorre dunque preservarli ad ogni costo, con la forza massima della tecnologia.