T.Chase è l’uomo che sussurra alle nuvole, ottenendo risposta. “Sia fatto un buco… Sia fatto un buco…” Il suo messaggio al cielo suona come una sorta di mantra, ripetuto più volte, formulato con voce stranamente gutturale. Parla dapprima con tono normale, poi affannoso, poi estremamente bizzarro. A quanto pare, infatti, il grado di concentrazione richiesto per operare nel campo della psicocinesi metereologica è talmente profondo, e intenso, da cambiare l’accento e la pronuncia delle parole. “Sia fatto un buco… Più grande… Più graa-ndee…” Si ascolta rapiti il suo crescendo di portentose invocazioni, che durano ben quattro interminabili minuti. A un certo punto, inevitabilmente, viene da chiederselo. Possibile che le nubi parlino inglese? Presi così, spontaneamente, fra il dubbio e l’aspettativa, si resta affascinati. E combattuti. Lo stesso mistico, dal canto suo, afferma di essere un autodidatta e di aver raggiunto, nei suoi giorni migliori, “soltanto” il grado 3 della scala psicocinetica. Sarebbe a dire, quello che consente di creare giusto una nuvola, controllare il vento leggero e causare un pò di pioggia qua e là. Niente temporali o uragani, competenza di stregoni e antiche divinità, come gli Aesir vichinghi e le streghe scozzesi del XV secolo. Un fallimento, giunti a questo punto, sarebbe imbarazzante. “Allarga il buc…” Poi, incredibilmente, eccolo lì. Il fenomeno si è compiuto: dove prima campeggiava esclusivamente del candido vapore acqueo, ora spicca un ceruleo soffitto celeste, oltre il fatidico foro circolare. Perfettamente delineato. Sarà una coincidenza? Tutto è possibile. Ai posteri l’ardua sentenza. A noi è bastata la catarsi del momento, così pregna da favorire il buonumore. E perché no, contagiosa: verrebbe quasi voglia di provarci.