Et tu, Brute! Salute, raffreddore. Figlio del fieno e dell’inverno. Un senso di catastrofe imminente, che si prolunga col passare dei secondi: lo starnuto che se pure arriva, lo fa quando meno te lo aspetti. Rammarico, disperazione; la giacca cambiata, il fazzoletto che non c’è “…Oh, baka!” HA-KU-SHON! (Direbbe un giapponese). Le onomatopee, questo è noto, mutano da una nazione all’altra. E così è pure per le usanze del convivere civile, soprattutto in materia di emanazioni effusive, del tipo dovuto ad intemperanze del sistema umano di processazione dell’ossigeno. Suscettibili polmoni, bronchi traditori…Come pubblicizzare i fazzoletti, senza parlare di prestazioni ed assorbimento, resistenza ai liquidi, capacità di esorcizzare di saliva? Di naso e di narici, codeste horribiles visiones? Argomenti somatici tanto più sgradevoli, in un paese in cui c’è un rispetto per gli altri così sviluppato, omni-comprensivo, che i perseguitati dal male stagionale dovrebbero girare perennemente con la mascherina. Diffusa è la gag piuttosto spiritosa, tra vecchi anime o manga in bianco e nero, del giovane protagonista, gocciolone pendulo e traballante nei pressi della faccia, trattenuto per un pelo, grazie a doti d’apnea degne di un atleta pronto per competere nelle olimpiadi degli sport acquatici. Ed è quasi poetica, quella bolla umida, la quale, sospesa magicamente nell’aere di una sera limpida d’autunno, riflette la luce della luna in due o quattro cerchi scintillanti, grazie alla perizia di un tremendamente fervido disegnatore. Riecheggia del senso dell’impermanenza che sorregge tanta parte di quell’unica, soave cultura. In Giappone, vero e virtuale, non ci si soffia questo naso, nossignore – Se non molto silenziosamente, da una parte e in assenza d’incongrui testimoni – sniiff!
Cionondimeno, con doverosa osservanza verso le logiche dell’universo, sugli scaffali dei negozi trovano posto molti fazzoletti, delle marche o fogge più diverse. Una di queste, ebbene, è la NEPIA, committente della pubblicità in oggetto, leader di settore nonché runner-up in quello dell’iper-prosaica carta igienica. Non si giunge a quei livelli di primato nazionale, tabù culturali permettendo, senza l’apporto di un valido reparto marketing, o per lo meno la capacità di creare un’immagine aziendale perfettamente calibrata. Loro, a quanto sembrerebbe, scelgono l’emblema dell’ecologia. E l’arte antica dell’origami zoomorfo-effervescente, che si muove, vive di sua iniziativa oppur barrisce, all’occorrenza.