I ponti arborei viventi di Cherrapunji, in Meghalaya

Lo stato di Meghalaya, nel nord-est dell’India, è una regione montana quasi completamente ricoperta di foreste subtropicali. Il suo nome significa “Dimora delle Nuvole” e vi si trovano alcuni dei luoghi più sacri alla religione induista, preservati da secoli ed abitati da una grande varietà di piante ed animali rari. Ma forse l’usanza più caratteristica del suo popolo è questa particolare forma di bio-architettura praticata dalla comunità di Cherrapunji (Terra delle Arance) il luogo più piovoso della terra. Vivendo a 2 chilometri di altitudine sul livello del mare e con fino a 25 metri di pioggia in un anno, concentrati per lo più nella stagione dei monsoni, gli abitanti del paese devono affrontare piene fluviali ed inondazioni particolarmente distruttive: si dice che nessun ponte convenzionale potesse resistere per più di qualche mese alla furia di queste acque.

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Insetti meccanici ed entomologia urbana

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Queste creature artificiali che sembrano uscite da un romanzo del genere steampunk sono opera dello scultore ed illustratore Mark Oliver di Brighton, in Inghilterra. La serie si intitola Litter Bugs (insetti spazzatura) e consiste di una ricca selezione di falene, scarabei ed altri coleotteri realizzati con parti di orologi, ventagli, lampade e copertine di libri. Ciascuno di loro viene accompagnato da un nome scientifico che allude ai vari componenti ed è presentato con le tipiche modalità di un esemplare messo sotto vetro per finalità di studio. L’artista ha persino realizzato un Compendium of Carabid and Terrestrial Detritus, trattato scientifico semi-serio che li analizza con approfondita cura. A suo dire gli insetti spazzatura sarebbero perfettamente adattati all’ambiente urbano, tanto da risultare quasi invisibili nel loro habitat naturale, la discarica. Per quanto ne sappiamo a pochi chilometri da casa nostra potrebbe anche annidarsi una famiglia di Brake BugLeatherback Beetle o persino il rarissimo Cerebellum Bug

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La stanza disordinata in cui dovevano tornare i colori

Un tavolo pieno di oggetti del tipo più vario, una carta da parati ben poco vivace ed un individuo decisamente incolore. Tutto completamente monocromatico, non una sfumatura. Cosa fare per ravvivare la scena? La soluzione più classica avrebbe visto la piena varietà cromatica tornare nel giro di due minuti, o magari improvvisamente, grazie alla scenografica rimozione di un filtro di post-processing in Adobe After Effects o software equivalenti. Ma non nel caso di Eran Amir e della sua collezione di bric-a-brac grigio scuro. Grazie alla realizzazione del tutto artigianale di scenografia e trucco, questo video mette in pratica una soluzione molto più semplice, non esageratamente tecnologica e piuttosto originale.

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Questo violinista esegue tutti i suoni di Super Mario

La maggior parte dei videogiocatori di vecchia data conosce bene il compositore giapponese Kōji Kondōautore delle colonne sonore di Mario e Zelda fin dalle loro origini, nel lontano 1985-86. Benchè il NES ad 8 bit avesse capacità audio molto ridotte, il grande successo di questa console fu accompagnato da una ricca serie di melodie, che riuscivano in pieno nello scopo di accompagnare il gameplay senza mai risultare noiose o ripetitive.

Non tutti sanno però di come anche i suoni apparentemente accidentali di Super Mario fossero stati considerati parte della colonna sonora stessa: in questo video il suonatore di violino Teppeikun esegue una lunga sequenza di gioco, mostrata alle sue spalle in TV, interpretando allo stesso tempo musica ed effetti sonori. Il tittinnare delle monetine, il crescendo del fungo power-up, il ritmo sincopato dell’invulnerabilità non interrompono mai la musica ma anzi la arrichiscono, rendendola varia ed imprevedibile.

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