Tula è una città che si trova a 193 Km a sud di Mosca, famosa per la sua appartenenza alla Zasechnaya cherta, la linea fortificata che il granducato di Moscovia aveva costruito nel XVI secolo, come misura contro le invasioni dei Tatari di Crimea. Nel 1607, conquistata dal ribelle Ivan Bolotnikov, divenne un bastione imprendibile persino per le armate dello zar, che dovettero assediarla per quattro lunghi mesi. Oggi, nell’epoca del razionalismo scientifico e del mondo digitale, custodisce nuovamente un suo patrimonio unico e prezioso, impervio a qualsiasi presunto detrattore o improprio mutamento: il primato delle battaglie in costume. Ogni anno, a settembre, squadre di coraggiosi provenienti da ogni parte dell’ex Unione Sovietica indossano pesanti armature, elmi splendenti e impugnano scudi variopinti, per competere nell’evento prestigioso delle Battaglie di Tula, un grande torneo in cui la Storia rivive al suono dei poderosi colpi delle loro spade, asce ed alabarde. Non sempre l’archeologia sperimentale è una disciplina sedentaria, adatta unicamente ai professori universitari e agli studiosi con il pallino della manualità; talvolta, coloro che accettano i rischi di calarsi a pieno nel personaggio potranno tornare a casa con l’esperienza di un’epoca lontana. E, almeno in questo caso, con qualche inevitabile taglio e contusione. Cos’è in fondo un cerotto, di fronte ai secoli di sanguinari conflitti dell’epoca Medievale?
Il video di apertura, risalente al 2010, è una sorta di trailer celebrativo dell’associazione ucraina Crazy Paladin, in cui la musica e il ritmo delle immagini si uniscono in un caos battagliero piuttosto memorabile. È importante notare che questi ragazzi non usano armi in plastica rigida, ma vere lame stondate, prive di affilatura, in acciaio e duralluminio, una pesante lega di rame, manganese e magnesio. Difficilmente simili arnesi verrebbero accettati nella scena del cosplaying asiatico o del LARPING statunitense, pratiche derivanti da mondi del fantastico moderno, per nulla finalizzate alla competizione fisica diretta. Ben pochi film storici hanno potuto riproporre gli eventi di una battaglia con tanta vivacità e realismo, qualità forgiate nel rischio reale delle parti coinvolte, nonché nella loro effettiva voglia di mettersi in gioco, degna di un vero e proprio sport estremo. Chi volesse immaginarsi l’effettiva presa del cremlino di Tula, l’antica fortezza su cui venne edificata un’importante colonna della prima unificazione russa, potrebbe usare a modello questa scena:
Certo, nel corso dei lunghi minuti spesi nel tentativo di fare breccia oltre la palizzata si nota che i colpi non vengono effettivamente portati con l’intento di nuocere ai colleghi della parte contrapposta. Del resto, per ferire un individuo vestito appropriatamente, con maglia di ferro e cotta in piastre segmentate, occorre applicare tecniche particolari, che qui sarebbero fuori luogo quanto un fucile d’assalto in una partita di paintball. Eppure nella spinta costante delle mura di scudi, nei goffi colpi verticali portati con martelli e altri dispositivi di offesa ad asta e nel modo in cui tutti cercano di preservare se stessi prima che distinguersi ad ogni costo, si riescono ad intravedere i presupposti di una vera battaglia, scevra di spettacolarizzazioni fini a se stesse. Qualcuno, dalla sommità delle fortificazioni, lancia pure secchiate di acqua (dovrebbe essere il terribile olio bollente) mentre altri, più spietati, scagliano tranquillamente pesanti tronchi, mandando a gambe all’aria gli assalitori corazzati. Non credo che fossero assicurati.
Chi volesse trovare un’analogia italiana a questo tripudio di amore per l’antico, coniugato a preparazione fisica e l’entusiasmo di un tifo caloroso, potrebbe rivolgersi al Palio di Siena. Simili manifestazioni, tanto prive di implicazioni commerciali e profondamente radicate nella cultura di un popolo europeo, saranno sempre più rare con il passare degli anni. Basta guardare le fiere rinascimentali d’oltreoceano, sagre dell’hamburger e del cibo messicano. In futuro, fra le norme di sicurezza e il politically correct, ci rimarrà soltanto il fascino degli effetti speciali: tanta carne di cavallo e niente veri eroi.