Il castello di caverna che fu l’ultima dimora dello sfortunato Robin Hood dell’Europa Centrale

Siamo in Europa verso la fine del XIII secolo: le arti, la cultura e la musica dimostrano gli effetti di un significativo aumento di complessità mentre le principali corti nazionali raggiungono e tutelano un livello di coesione privo di precedenti per i rispettivi paesi d’appartenenza. La Reconquista nella penisola Iberica, e le crociate a Oriente condotte primariamente sotto l’egida dei Cavalieri Teutonici hanno restituito quello spazio al Cristianesimo a cui aveva sempre sentito di avere diritto, mentre lontano a Oriente il condottiero mongolo unisce le orde in quello che diventerà presto l’esercito più forte del mondo. Nel 1215 in Inghilterra, Re Giovanni Plantageneto aveva firmato la Magna Carta ma siamo ancora ben lontani dall’istituzione di un sistema di organizzazione sociale capace di tutelare la stragrande maggioranza delle persone. Così sul finire del centennio, i patriarchi di Oglej decidono di costruire a Luegg nell’odierna Slovenia il proprio castello. Esso enfatizza ulteriormente, grazie alla posizione imprendibile e incombente, la loro appartenenza ad uno strato superiore di popolazione, inviso e ostile alla diffusa sudditanza dei loro sottoposti. Ma non per questo scevri di dovere da osservare ed entità capaci di limitarne i poteri. Così entro un centinaio d’anni, le loro cariche sono mutate nella qualifica di cavalieri di Predjamski, al servizio del Sacro Romano Impero e per estensione, l’austriaco Federico III d’Asburgo. Essi dominavano la terra fino ai confini dell’odierna Italia, dalla cima di una rupe alta 150 metri eppure ben sapevano che ogni diritto poteva essere tolto, ciascuna prerogativa, costituire l’oggetto di un vezzo momentaneo dedicato alla loro totale e irrimediabile devastazione. In tal senso si trattava di un delicato equilibrio eppure intessuto a tal punto che soltanto a una persona eccezionale, con tutta l’intenzione di liberarsene, sarebbe potuto riuscire di scardinarlo. Quel qualcuno sarebbe nato intorno al 1420, proprio tra queste mura, ed il suo nome fu Erazem (Erasmo) Predjamski. Egli era, da ogni punto di vista tramandato, un eccellente e consumato guerriero, ma dotato di un ideologia notevolmente problematica per i suoi tempi. Tanto che una celebre leggenda lo vede allineato politicamente con Mattia Corvino, il sovrano giusto ed eroe popolare ungherese, che tra il 1458 ed il 1490 era tanto incline ad ascoltare i problemi del suo popolo, da trasvestirsi come una persona comune e vagare in gran segreto tra i confini del regno. Che ciò fosse vero o meno, nella maniera articolata anche in una serie di racconti popolari ed alcuni romanzi sloveni, è ragionevolmente comprovato dunque che ad un certo punto Erasmo avesse scelto di percorrere la via del fuorilegge, assaltando alcune carovane appartenenti ai suoi vicini feudali, per ridistribuirne le ricchezze ai bisognosi del territorio. Benché esista una vicenda alternativa in cui egli avrebbe fatto adirare, piuttosto, l’Imperatore con un duello non autorizzato culminante con la morte del suo maresciallo Pappenheim, che aveva mancato di rispetto a un compagno d’armi del cavaliere recentemente caduto in battaglia. Ciò sarebbe avvenuto attorno all’anno 1483-84. Quale tra queste due fosse stata effettivamente la ragione, entro pochi mesi il governatore di Trieste, Andrej Ravbar, venne inviato alla testa di un esercito per catturarlo, uccidere i suoi uomini e sottoporlo all’opportuna punizione in base ai codici e regolamenti del Medioevo. Ma egli non aveva ancora fatto i conti, in quel momento, con le alte e antiche mura costruite dagli antichi guardiani di Luegg…

Questa zona, oggi corrispondente all’odierna località di Postumia celebre per le profonde grotte scavate da una diramazione del fiume Pivka, è dunque caratterizzata dal più notevole esempio europeo di cavità geologiche scavate nel calcare, al punto da prestare il proprio appellativo di Carso al fenomeno su scala mondiale, che prende per l’appunto il nome di carsismo. Fonte di fantastiche strutture e spazi vuoti nella roccia, al punto che i signori di Oglej furono capaci, ancor più di chiunque altro prima di loro, di farne uso nella progettazione della propria imprendibile fortezza. Un edificio, quello di Predjama o Predjamski, che figura nel Guinness dei Primati come maggiore castello rupestre la mondo, essenzialmente parte della montagna che lo circonda e ricopre, così come faceva all’epoca del giustiziere sociale Erasmo. Che ritrovatosi un’armata innanzi alle sue mura, non dovette far altro che resistere assieme ai propri fedeli soldati, mentre segretamente riceveva rifornimenti da una grotta verticale nascosta dalle mura posteriori del suo maniero, grazie all’aiuto della gente dei villaggi vicini che avendo potuto beneficiare del suo aiuto, ora scalava di gran lena la montagna con preziose scorte d’acqua e l’opportuna pletora di vettovaglie. Al punto che si narra, in una delle leggende indissolubilmente legate alla figura di Erasmo, che dopo oltre un anno d’assedio egli avesse ordinato di gettare ceste di ciliegie sull’armata di Ravbar, facendo sfoggio di quanto fosse solida e sicura la situazione vigente. Il che fu forse un errore, o comunque esacerbò le posizioni dei suoi detrattori, a voler dare credito allo sfortunato epilogo del racconto. In cui un servitore del cavaliere, forse stanco di essere intrappolato tra le mura, strinse in modo poco chiaro un accordo con i suoi nemici. E lasciata una candela accesa sul davanzale di una finestra, fece sapere all’artiglieria nemica dove si trovava in quel momento Erasmo, causando una raffica di palle di cannone che lo avrebbe ucciso seppellendolo sotto le macerie. Una particolare versione del racconto forse creata come forma di propaganda contro il condannato, vuole dunque che la stanza in questione fosse un gabinetto che sporgeva dalle mura meno spesse dell’indistruttibile castello, che l’eroe del popolo stava utilizzando per lo scopo deputato. Poco prima che, in tale momento di vulnerabilità, l’ira di Federico III calasse finalmente sulla sua testa.
E benché non esistano prove certe in materia, prosegue la narrazione, il corpo di Erasmo sarebbe stato in seguito sepolto dalla sua amata Caterina, figlia del barone Cristoforo Ungnad sotto un albero di tiglio, che ancora cresce sotto le alte mura nonostante sia stato danneggiato da un incendio all’inizio degli anni 2000. In merito al destino del possesso futuro del castello di Predjamski si ritiene dunque che i tre figli Nicola, Erasmo e Andrea del leggendario eroe si fossero in seguito rifugiati sotto la protezione del Re ungherese Mattia Corvino, mentre secondo alcuni l’unica figlia Ana avrebbe sposato il cavaliere prosa-contovelico Kristof Kobencl, dando origine a una dinastia destinata a riemergere nel 1567. Quando il barone Janez Kobencl, affittando il castello ormai in rovina dall’arciduca di Karel Predjama, vi avrebbe vissuto per oltre vent’anni restaurandolo ed infine riscattandone il possesso, affinché ritornasse sotto il controllo della sua famiglia. Fu questo il periodo dunque in cui l’anomala struttura assunse l’aspetto che la caratterizza tutt’ora, con il carattere rinascimentale coniugato ad elementi gotici e gli stretti camminamenti che conducono nelle viscere della retrostante montagna. I cui spazi cavernosi, ancora oggi, vengono impiegati per trascorrere il letargo dai pipistrelli.

Molto amato dalla cultura contemporanea slovena per il personaggio a cui risulta collegato, il castello compare di suo conto anche in diverse opere d’ingegno dalla portata internazionale. La principale delle quali è il film di Jackie Chan Armour of God (1986) in cui l’avventuroso combattente asiatico viene inviato in Europa per recuperare alcuni artefatti magici da una setta nascosta tra le montagne dell’Europa Centrale. Situazione nella quale, malauguratamente, il celebre attore avrebbe subìto uno degli infortuni più gravi della sua movimentata carriera, che con un intervento di oltre 8 ore alla testa arrivò quasi a costargli la vita. Ma sarebbe altrettanto difficile dimenticare l’immensamente popolare mappa (o location) del videogame sparatutto dedicato all’anti-terrorismo Counter-Strike, denominata per l’appunto de_castle e ambientata in una fedele riproduzione del castello in questione, completo di grotta naturale ed ogni caratteristica strutturale che effettivamente riesce a caratterizzarlo. Teatro d’innumerevoli confronti tra i giocatori e disinneschi della bomba all’ultimo secondo. Con il tipo d’intervento salvifico di cui avrebbe potuto beneficiare, più di chiunque altro, l’antico possessore di queste mura.

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