La storia e il contenuto della stanza concepita per durare sei migliaia di anni

Niente dura per sempre, neanche la percezione dell’eternità intesa come concetto generato da una particolare visione del mondo e l’essenziale filosofia del pensiero umano. Questo perché la memoria, prodotto della mente, non può esistere senza il supporto di un corpo sano e resistente, sia questo inteso come appannaggio del singolo oppure la stabilità di un’intera civiltà socievole, congiunzione operativa delle aspirazioni collettive indivise. Ma innumerevoli sono i punti mediani tra quell’ipotetico momento irraggiungibile sull’asse temporale, e le ragionevoli prospettive della durata di una vita, dinastia o entità nazionale. Pensiamo, ad esempio, all’anno 8113 d.C, poco più di un battito di ciglia in termini geologici o astronomici, eppure al tempo stesso ben lontano da qualsiasi ipotesi ragionevole possa essere elaborata sulle condizioni e circostanze di coloro che verranno dopo di noi, almeno riferendoci alle fluttuazioni molteplici, i mutamenti e gli auto-annientamenti delle trascorse moltitudini, ormai da lungo tempo decedute. Ma perché, esattamente, quella data? La risposta è totalmente soggettiva e al tempo stesso collegata ad un caso specifico, quello generato e reso realizzabile dalla mente del fondatore universitario, ministro presbiteriano, filantropo ed educatore Thornwell Jacobs (1877-1956) il cui maggior lascito sarebbe stato il primo, maggiormente significativo ed ingegnoso esempio di capsula del tempo istituzionalizzata, proiettata verso l’indomani a partire da un fatidico 1940. Intesa come metodo per proiettare in avanti, fino al tempo equivalente dall’implementazione dell’iniziativa a quello trascorso dall’inizio del calendario egiziano, ideale punto d’inizio di coloro che per primi costruirono ambienti sotto le piramidi del tutto sigillati, inaccessibili, protetti dagli elementi. Il che sottintendeva l’opportunità, in epoca moderna, di fare lo stesso in modo tecnologicamente più efficacie, con più di una valida chance di portare a compimento l’effettiva missione iniziata alla metà del secolo scorso. Sempre ammesso, e non concesso, che gli esseri umani esistano ancora al compiersi di un simile lasso di tempo, almeno intesi come gruppo d’individui dalle aspirazioni o priorità a noi riconducibili e per questo in grado di beneficiare dal concetto dell’archeologia controllata. Persone ipotetiche, a vantaggio delle quali Jacobs fece del suo meglio per offrire un’ideale macchina del tempo a ritroso costruita sotto l’edificio centrale della sua Università di Oglethorpe presso Brookhaven, in Virginia. All’interno di una sala sotterranea contenente in precedenza una piscina, ulteriormente impermeabilizzata per l’occasione e sigillata con grandi porte metalliche inapribili e a prova d’ossigeno, dotate di una placca usata per esporre ai posteri la propria volontà. Non prima, s’intende, di aver disposto all’interno a terra e sopra una serie di scaffali, gli oggetti e testimonianze che a suo avviso avrebbero fornito la visione più completa del mondo dopo un anno di seconda guerra mondiale…

Si palesarono in effetti fin da subito molte idee all’annuncio pubblico, in più modi contrastanti, su quale potesse essere l’ideale contenuto di una “cripta temporale” di siffatta natura. Laddove il termine di capsula oggi correntemente usato sarebbe nato altrove sempre in epoca coéva, grazie all’iniziativa molto simile annunciata dalla Westinghouse Corporation, mega-compagnia statunitense con interesse nelle apparecchiature civili e le ferrovie, in occasione della Fiera Mondiale di New York del ’39, dopo aver scartato per i propri lasciti sepolti il soprannome forse più accattivante ma facilmente fraintendibile di “bomba temporale”. Oglethorpe stesso, di suo conto, era un fermo sostenitore dell’ipotesi secondo cui il pur eterogeneo tesoro dei faraoni avesse costituito un’eredità incompleta e non del tutto adatta a farci comprendere la vita ai tempi della loro epoca (d’altronde non fu questo il fine che aveva portato a costituirlo) ragion per cui, contattata per farsi aiutare la figura dello scienziato Thomas K. Peters, inventore della prima fotocamera a microfilm, decise per un’offerta particolarmente studiata di oggetti di uso comune, apparecchiature e testimonianze sia testuali che videografiche di quella che avrebbe potuto definirsi la storia contemporanea della propria Era. A partire dalla collezione prevedibilmente ricca di classici della letteratura, tra cui Omero, Dante, Shakespeare ed innumerevoli altri, sia in forma di libri che nastri magnetici leggibili con i dispositivi inclusi inclusi, per poi passare a trascrizioni e registrazioni dei discorsi delle più importanti o discusse figure politiche viventi, tra cui Roosevelt, Stalin, Hitler, Mussolini. Ma anche esempi mediatici della cultura popolare vigente, tra cui la registrazione della voce di Braccio di Ferro e la sceneggiatura di Via col Vento. Importanti anche le riproduzioni in scala di alcune delle sculture più famose della storia, tra cui il Discobolo di Mirone e il Pensatore di René Rodin. Per passare dunque alla componente oggettistica della selezione, la cripta conteneva esempi di quotidianità come una macchina da scrivere, una penna stilografica, filo interdentale, un apriscatole, un ciuccio, un registro di cassa, una calcolatrice meccanica, una macchina per cucire… Con ulteriori aspetti del repertorio dedicati ai giocattoli, quali costruzioni in legno, un pupazzo di Paperino, un altro del prototipico supereroe dei fumetti Lone Ranger (una sorta di Zorro western) e finanche una tradizionale bambola raffigurante la stereotipica bambina di colore, simbolo di idee razziali al tempo ancora tristemente attuali ed alle quali, purtroppo, Oglethorpe si era allineato in vari modi nei suoi scritti ed insegnamenti. Il completamento e chiusura della capsula fu dunque un tipo evento celebrato da una grande risonanza mediatica all’epoca, con il coinvolgimento diretto dell’editore del giornale divulgativo Scientific American, Orson Munn ed un’enorme quantità di trattazioni sulle riviste, nei notiziari radiofonici e nei cinegiornali. Ben presto tutti sembrarono avere un’opinione sulla cripta temporale ed idee ben precise su quale dovesse essere il contenuto, forse catturati dall’idea per certi versi estremamente ottimistica che una simile entità architettonica potesse conseguire l’obiettivo per cui era stata inizialmente costruita. Molti aspetti nel suo concepimento, d’altra parte, dimostravano un grado indubbiamente elevato d’ingegnosità, come l’idea di mandare istruzioni precise per l’apertura complete di coordinate geografiche a migliaia di biblioteche in giro per il mondo. Ammesso e non concesso che queste ultime potessero sopravvivere, a loro volta, all’effettiva opportunità di localizzare la stanza. Tra la dotazione campeggiava un generatore elettrico a energia eolica, idealmente capace di far funzionare i dispositivi offerti qualora l’elettricità fosse stata dimenticata dagli umani del futuro. Un misterioso e non del tutto spiegato dispositivo definito “integratore linguistico” posto all’ingresso della cripta avrebbe infine permesso, idealmente, a costoro di imparare l’inglese necessario a leggere il contenuto dell’archivio letterario e documentaristico.

L’approccio percorso dalla Westinghouse nella zona più settentrionale della Costa Est, nel frattempo, aveva seguito un’iter differente con recipienti sigillati molto più piccoli, contenuti all’interno di due cilindri oblunghi in lega non ferrosa cupaloy, capace di resistere alla corrosione per un periodo stimato pari ai 5.000 anni. Ragion per cui l’apertura ideale dei contenitori, sepolti a 15 metri di profondità nel Flushing Meadows-Corona Park newyorchese, era stata prospettata in questo caso per l’anno 6900, in base alle istruzioni scritte chiaramente sui due monumenti situati in corrispondenza della superfice. Con contenuti del tutto paragonabili a quelli della cripta di Oglethorpe, oltre all’aggiunta di alcuni interessanti messaggi lasciati da figure di preminenti scienziati e pensatori del tempo. Tra cui Robert Andrews Millikan, Thomas Mann ed Albert Einstein, il quale scrisse parafrasando:

“Persone di grande intelligenza hanno permesso all’uomo di migliorare le condizioni della sua vita, ottimizzare lo sfruttamento dell’energia e liberarlo dal bisogno del lavoro muscolare. Ma interessi di natura economica e l’avidità ci hanno portato in molti casi a vivere nel terrore uccidendoci a vicenda, a causa della scarsa intelligenza delle moltitudini. Per questo spero che possiate leggere le mie parole, uomini del futuro, con un giustificato senso di superiorità ed orgoglio.”

Una visione forse più realistica dell’ideale perfezione data ad intendere dalla stragrande maggioranza delle capsule temporali create prima e successivamente a quel momento. Concepite come una sorta di atto propagandistico diretto maggiormente alla collettività coeva, piuttosto che a coloro che effettivamente dovranno venire dopo. Offrendo una visione del mondo non meno parziale, ed attentamente studiata, di quella dei Faraoni di un tempo.

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